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Il Quaderno degli Appunti #1

Vi presento il mio semi-serio quaderno degli appunti on-line: tutto quello che una studentessa riesce a carpire in mezzo a mattoni di libri e interminabili ma preziose ore in aula. 

La vita a volte è davvero buffa. Sa venirti incontro nei modi più inaspettati (magari non per questo più felici).
Sto pensando a un modo giusto e intelligente di presentarvi questo post che inaugura una nuova rubrica, e come sempre parto con quelle quattro cose buone che ho in mente e poi vediamo la testiera del PC dove mi porta.
Ma poi ecco che do un'occhiata alla casella di posta. Niente di ché, certo, è la prima cosa che faccio quando apro il  computer. E invece no. Lì rimango, livida di rabbia, col cuore in tumulto, questo furioso TUM TUM  che mi pulsa nelle orecchie.
Ci sono cose che non possono restare così, ci sono cose lì fuori, nel mondo intorno a noi, tra le persone che incontriamo tutti i giorni e che magari presumiamo di conoscere, cose che per mancanza di tempo, buona volontà, o il semplice timore di dire una parola di troppo, diligentemente le seppelliamo sotto un tappeto. Nascoste lì, nessuno le vedrà, e se nessuno le vede è come se non ci fossero.
Nossignori. Io non ci sto.
Quindi, se siete lì, chiedendovi quale sia la lezione che avevo pensato di lasciarvi dall'illustre penna del professor Cesare Segre, ecco, oggi, lettori, parliamo di critica letteraria.
Non perché chi gestisca un blog letterario si fregi di fare critica, come uno spocchioso intellettuale squattrinato dal cipiglio bohémien caricaturale, ma perché leggere, e tenete bene a mente questo, leggere è uno strumento critico in grado di aprire gli occhi sulla vastità e la complessità del mondo. Io spero, sopra ogni altra cosa, che ogni volta che una persona si trovi tra le mani un libro sia cosciente del potere e delle possibilità che questo racchiude in sé.
Vi dicono che tra un cattolico e un musulmano non c'è dialogo, che due culture diverse non possono comunicare! Balle. Panzane. La letteratura è lì a mostrarci l'esatto contrario.
Sveglia gente! È l'ignoranza, questa orribile bestia, questo morbo, che impedisce a due persone, per quanto vicine culturalmente o geograficamente, di comunicare. Lo dico perché lo so, perché lo vivo e molto da vicino: non esiste miseria peggiore dell'ignoranza.
L'appuntamento di oggi con questa nuova rubrica, quindi, vuole essere un modo per condividere con voi quel po' di buono che riesco a mettere insieme grazie ai miei studi, per farvi scoprire in maniera semplice e diretta come una coscienza critica sia fondamentale per affrontare la lettura del mondo di oggi.


A lezione dal prof. Segre

Ho raccolto qui alcuni passaggi cruciali in cui Cesare Segre (per chi non lo conoscesse: filologo romanzo, semiologo e critico letterario di notevole spessore e impatto, morto nel marzo 2014 e che, detto fra noi, mi sta proprio simpatico!) definisce e illustra molto chiaramente il metodo di lavoro per un buon critico letterario.

N.B. Le note che trovate a piè di pagina sono una mia aggiunta.  

Il fine del critico non è discorrere del testo, ma descriverlo, interpretarlo e, nella sua prospettiva storica, valutarlo. La deriva dei significati* può essere, se non bloccata, nettamente rallentata tornando di continuo al testo, riesaminandolo sotto angolazioni diverse e in base a ipotesi di lavoro progressivamente più precise e reciprocamente collegate e confrontate. 
L'evenienza di una comprensione parziale o distorta è riscontrabile spesso. Ciò non toglie che, imperniandosi su un nucleo di significati certamente recuperabili, la filologia possa continuare a conquistare zone oscure, a illustrare ciò che non si comprendeva e a migliorare i risultati della letteratura. 
Ma si può e si deve anche tener presente l'impossibilità di una interpretazione definitiva.
Non è contestabile che il tempo apporti mutamenti e ampliamenti ai significati del testo. Il testo infatti non impiega un codice chiuso e immutabile: impiega vari codici (linguistico, stilistico, tematico, letterario, ecc.) legati al contesto culturale e costituiti in discorso secondo regole epocali. Chi vorrà operare una decodifica, appartenendo a un diverso contesto culturale e/o a una diversa epoca, individuerà necessariamente significati in parte diversi, forse resi più ricchi dalla più lunga serie di esperienze. 
Una concezione comunicativa** della letteratura mette l'autore (l'emittente) alla difesa del suo messaggio. È attraverso il messaggio che egli comunica, dileguandosi poi come persona storicamente individuabile; ma il fatto innegabile è che a lui risale (ed egli silenziosamente rivendica) la responsabilità del messaggio.
Il testo non è res nullius***[cosa di nessuno, senza proprietà]. Abbiamo il dovere di corrispondere degnamente a chi ce lo ha consegnato, cercando di capire in modo esatto. 
Da queste riflessioni scaturisce la necessità di riformulare il concetto di valore letterario.
È giusto considerare punto di arrivo della critica il giudizio di valore, purché si tenga presente che un valore è tale solo in rapporto con i paradigmi epocali o personali. Il valore che permane al di là delle vicende del gusto è quello costituito: 1) dalla capacità di un'opera di sintetizzare la visione del mondo di un'epoca; 2) dal suo potere di smascheramento e di proposta, verificabile attraverso l'impatto dell'opera con la società e con la coscienza contemporanee, e nei casi più eccellenti anche con quelle successive. 

* Il '900 è il periodo in cui prendono piede le teorie, così definite, decostruzioniste, che, nel propugnare l'impossibilità di giungere a una univocità nel rapporto significante/significato, di fatto riducono l'operazione critica ad una infinita catena di meta-discorsi senza soluzione. 

** Segre mette subito in evidenza il concetto per porlo in netta contrapposizione con quanto viene fuori dal Decostruzionismo: la letteratura (considerato quanto detto nella nota precedente) non può produrre comunicazione.  

*** Principalmente si fa riferimento alle così dette teorie reader-oriented, che pongono nelle mani del lettore l'intero processo comunicativo, sottolineando che il testo e il suo messaggio, una volta fuori della portata dell'autore, si realizzano unicamente nel destinatario.   


Da Cesare Segre, Notizie dalla crisi. Dove va la critica letteraria?
Einaudi, 1993



Commenti

  1. Ciao Rosa, ottimo post, incentrato su un argomento molto importante, interessante e dalle mille sfaccettature, quello della critica letteraria, che di certo interessa noi blogger ma anche tutti gli appassionati della lettura :-)

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    1. Grazie Ariel, il mio desiderio era trovare un po' di spazio dove dare una bella, salutare strofinata alla rigida patina accademica che argomenti così importanti si portano dietro, rischiando così di restare confinati ai soli "addetti ai lavori". E invece io credo che abbiano un grande bisogno di essere condivisi.

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  2. Oh Segre, pietra miliare di tutti i nostri studi, citato in tutti i nostri libri di testo! Il buon vecchio Segre.

    Adoro già questa rubrica, collega! :)

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    1. Eh cara Adele, tu mi capisci!
      Benedetto sia quest'uomo: In pratica se sono venuta a capo del manuale di storia della critica lo devo a lui!

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  3. Grazie Rosa sono definizioni sempre molto utili ed è bello leggerle. Mi piace questa tua nuova rubrica.
    So che magari l'hanno già fatto altri, ma ti ho nominata qui https://lalettricesullenuvole.blogspot.it/2016/08/liebster-award-2016.html

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    1. Noooo Chiara, anche tu?!
      Vabbe' tanto ormai ho già deciso di intitolare il post "Il mio grosso, grasso Liebster Award 2016", per cui ... 11 domande in più che vuoi che siano!
      Ovviamente, grazie (di tutto)!.

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  4. Ciao! Fio, se avessi letto questo articolo prima di fare l'esame di critica letteraria avrei preso la lode minimo xD
    Comunque hai fatto un articolo molto intelligente, davvero utile :)
    A presto ^^
    -G

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    1. In realtà è dall'inizio dell'anno che volevo fare questo post, ma non avevo mai la testa per mettermici su d'impegno (ecco, spero che il tuo esame risalga a un periodo più remoto!).
      Sono proprio tanto contenta che questa nuova rubrica vi piaccia!

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  5. hai proprio ragione, l'ignoranza fa dei danni irreparabili. è così bello aprire la mente e il cuore alle culture diverse!
    http://www.audreyinwonderland.it/

    PS: che bello questo blog!

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    1. Io credo che tutti noi abbiamo un gran bisogno di riscoprire l'antica pratica dell'umiltà, del silenzio e dell'ascolto.

      P.S. Felice permanenza, allora!

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